Eppure lo avevamo già visto questo Galaxy Z Flip...

Avevamo già visto qualcosa di simile al Samsung Galaxy Z Flip in un telefilm: ecco a cosa possono ambire i modelli pieghevoli del futuro.
Eppure lo avevamo già visto questo Galaxy Z Flip...

No, non ci sbagliamo: lo avevamo già visto. E ve lo avevamo detto fin da subito: eccolo lo smartphone del futuro, ecco quale sarà l’evoluzione prossima, ecco cosa sposa realmente le nostre aspettative. Questo significa che il Galaxy Z Flip appena presentato da Samsung sia lo smartphone ideale per tutti? No, assolutamente. Ma non è nemmeno la chimera da oltre 1500 euro che pochi potranno permettersi e non tutti dovranno desiderare. Ma partiamo dall’inizio: dove lo avevamo già visto?

Galaxy Z Flip: dove lo abbiamo già visto?

Il Galaxy Z Flip lo abbiamo già intravisto in tv. Più sottile, con piccole deviazioni sul tema, di dimensioni ancor leggermente inferiori, ma il concept è per ampi tratti quello. Lo abbiamo visto nella puntata “Striking Vipers" di Black Mirror (cercatela su Netflix):

Black Mirror - Striking Vipers

I protagonisti passavano molto tempo sul loro smartphone pieghevole, ma si trattava di uno smartphone diverso da quelli odierni: più essenziale, con meno fronzoli, tutto chat e navigazione:

Black Mirror - Striking Vipers

La puntata è ambientata in un futuro non ben definito, ma relativamente prossimo. Gli smartphone hanno un non so che di etereo: non c’è fotocamera, lo spessore è minimale, le misure sono compatte e la caratteristica principale sta nel fatto che si possa piegare, chiudere e mettere via in dimensioni estremamente contenute:

Black Mirror - Striking Vipers

In quel film non c’era uno smartphone, ma una suggestione. Quello che Samsung ha presentato poche ore fa non è ancora tanto essenziale, né sappiamo se arriveremo effettivamente a quel grado di evoluzione, ma è chiaro come ci sia spazio per un modello meno invadente, che riporta in tasca la nostra dimensione immateriale e restituisce allo smartphone l’idea dei telefoni degli anni ’90: uno compendio, e non un protagonista, del tempo quotidiano.

Perché questo è uno smartphone a conchiglia: un oggetto discreto, che nasconde i contenuti, che occupa meno spazio fisico e mentale. A questo deve ambire anche l’interfaccia, nonché un sistema operativo che ne interpreti a modo il significato concettuale. Siamo in una prima fase, siamo nella piena sperimentazione, ma ci si potrebbe arrivare. Siamo pronti a tutto ciò o quella di Black Mirror resterà un’idea confinata in una serie tv?

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