Dove finiscono i dati sulla nostra salute raccolti dalle app?

La questione ha sollevato una discussione negli Stati Uniti per la tutela della privacy personale.

Con lo sviluppo delle applicazioni destinate al controllo dei dati relativi alla nostra salute come HealthKit di Apple e Google Fit di Google sta emergendo la preoccupazione sull’effettivo uso che viene fatto dei dati personali raccolti.

Il Federal Trade Commissioner degli Stati Uniti Julie Brill ha recentemente espresso perplessità sul modo in cui tali dati vengono gestiti dalle applicazioni, potenzialmente in grado di condividere informazioni sensibili con soggetti terzi non direttamente autorizzati.

Julie Brill ha rilasciato un’intervista alla Reuters in cui esprime il suo disagio sulla spinosa questione.

Julie Brill
Julie Brill

Non sappiamo dove vadano a finire queste informazioni”, afferma il Commissioner, “Ciò rende i consumatori non a loro agio”. La proposta consisterebbe dunque nel proporre al Congresso una serie di leggi che vietino la raccolta di informazioni personali con l’inganno.

A maggio, Julie Brill aveva realizzato uno studio in cui sono state analizzate 12 app sul monitoraggio della salute, riscontrando come le informazioni venissero poi condivise con 76 soggetti terzi, tra cui esperti di marketing.

Secondo Brill, “nessuno sta parlando di nuove leggi”, anche se i dati sul proprio stato di salute sono molto sensibili e richiedono un livello di protezione particolare.

Dall’altra parte, alcune associazioni che rappresentano gli sviluppatori – tra cui la Association for Competitive Technology – temono che l’innovazione possa subire un rallentamento nel caso in cui la raccolta di informazioni venga ridotta.

La problematica è emersa definitivamente a seguito del sempre maggior impegno da parte dei grandi brand internazionali sullo sviluppo di nuove tecnologie ed applicazioni per il monitoraggio della salute e dello stato fisico, Google ed Apple su tutte.

App salute
HealthKit di Apple

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Google Fit

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