Digitale Terrestre nel caos: il DVB-T2 sembra essersi arenato

L'Italia radiotelevisiva è nel caos a causa di un ritardo importante del DVB-T2 che sta creando preoccupazioni per il digitale terrestre.
Digitale Terrestre nel caos: il DVB-T2 sembra essersi arenato

La transizione al nuovo standard di trasmissione televisiva digitale terrestre DVB-T2 con codifica HEVC in Italia sta procedendo a rilento. Questo ritardo ha creato un certo caos sia negli spettatori che negli addetti ai lavori, creando preoccupazione per il futuro radiotelevisivo italiano.

A conferma ci sono i fatti. Il passaggio al DVB-T2, inizialmente previsto per il 2023, ha subito diversi ritardi. Al momento solo alcuni canali hanno effettuato la transizione, a senso unico, verso il nuovo standard trasmissivo. Si tratta di alcuni canali Rai:

  • dal 28 agosto 2024, Rai Storia, Rai Scuola e Rai Radio 2 Visual trasmettono esclusivamente in DVB-T2 HEVC;
  • i principali canali Rai (Rai 1, Rai 2, Rai 3) continuano a trasmettere con lo standard precedente.

Digitale Terrestre: perché il mancato passaggio al DVB-T2 è un problema

Il passaggio del digitale terrestre al DVB-T2 porterebbe numerosi vantaggi. Ecco perché al momento, il mancato switch off è un problema e sta generando caos e preoccupazione. Tra i vantaggi che sono stati annunciati ci sono:

  • migliore qualità delle immagini e del suono;
  • possibilità di trasmissione in HDR e potenzialmente in 4K;
  • maggiore efficienza nell’uso delle frequenze;
  • liberazione delle frequenze per lo sviluppo del 5G in Italia.

Criticità e preoccupazione

La lentezza della transizione del digitale terrestre allo standard DVB-T2 sta creando alcuni creando alcuni problemi:

  • penalizzazione delle emittenti locali, che non possono sfruttare appieno le potenzialità del nuovo standard;
  • rischio per il pluralismo informativo, con possibili ripercussioni sulla diversità dell’offerta mediatica.

Infatti, Areanti-Corallo ha denunciato: “Mentre il mercato globale presenta schermi televisivi sempre più performanti e di elevate dimensioni, capaci di valorizzare appieno le potenzialità delle nuove tecnologie di codifica dell’immagine e del suono in alta qualità (come il CES 2025 ha ampiamente mostrato), le emittenti locali italiane si trovano ancora costrette a operare con standard di trasmissione obsoleti, a causa della transizione che non viene completata, peraltro per come è previsto dalla normativa”.

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