Se c’è una che il Coronavirus ci ha fatto capire è che lavorare da remoto, o come comunemente si usa chiamarlo, in smart working, si può. Ovvio questo non è valido per tutte le categorie di lavoratori. Per tutte quelle per cui il lavoro non deve essere necessariamente svolto in ufficio o da un luogo predeterminato, in questo periodo, lavorare da casa dovrebbe essere più che un consiglio, dovrebbe essere un obbligo.
Ma c’è anche un’altra cosa che abbiamo capito in questo ambito: non tutte le aziende, né tutti i lavoratori, sono arrivati pronti (a livello mentale e organizzativo) a compiere questo passo o perlomeno non lo erano prima dell’esplosione dell’allarme COVID-19.
Tantissime realtà si sono trovate improvvisamente a dover fronteggiare l’emergenza sanitaria e a capire in fretta come adattare e coordinare il lavoro in modalità “virtuale”, magari ricorrendo a tool di collaborazione online e per le videoconferenze.
Ma se vi trovate tra coloro che non si muovono agilmente in questo contesto, tranquilli non siete i soli: anche i dipendenti di colossi delle tecnologia come Apple, messi a lavorare da remoto, stanno riscontrando delle difficoltà.
Apple e i problemi con lo smart working
Quello che nel tempo sembra essere stato lo scoglio principale per una maggiore diffusione del lavoro agile, o smart working che dir si voglia, e del telelavoro, sono le diffidenze delle aziende in tema di sicurezza e segretezza (oltre ai dubbi, spesso infondati, circa la produttività di chi lavora da remoto). Proprio questa è la barriera che ora Apple si trova a dover superare, insieme al rischio di contagio da Coronavirus.
Il passaggio allo smart working per i dipendenti di Apple sembra infatti che sia stato particolarmente duro, a causa delle policy fin troppo rigide imposte dalla casa di Cupertino in tema di segretezza aziendale. Gli sviluppatori di software della mela morsicata in particolare si lamentano della bassa velocità di download e delle linee guida confuse sul lavoro che possono svolgere da casa. Altri dipendenti non sono stati in grado di accedere ai principali sistemi interni da casa, cruciali per lo svolgimento delle proprie attività lavorative, a causa delle rigide politiche di sicurezza imposte da Apple.
A fronte dell’impossibilità, o quasi, di portare avanti il lavoro con restrizioni così importanti, sembra che anche la rigida Apple abbia finalmente deciso di rendere un pochino più elastiche e chiare le direttive per i propri smart worker.
Intanto però, sempre a causa delle stringenti esigenze di sicurezza e riservatezza di Apple, l’azienda sta obbligando molti ingegneri a continuare a lavorare presso la sede aziendale, l’Apple Park, pur attivando appropriate misure di prevenzione e precauzione, ma vietando assolutamente che qualsiasi prodotto inedito (magari un prototipo dei prossimi iPhone 9 o iPhone 12) potesse lasciare il campus.