La produzione tecnologica in questo periodo di pandemia globale da Coronavirus sta subendo un duro colpo. Fra filiali di aziende di fornitori chiuse, realtà con dipendenti dimezzati e impianti con una lavorazione ridotta, il mercato del mondo tecnologico sta subendo una profonda crisi. A ciò si sommano le vendite dimezzate e i profitti non pervenuti, in quanto molte persone preferiscono spendere i propri soldi per i generi di prima necessità o sanitari, più che per prodotti tecnologici all’avanguardia. Per il prossimo iPhone ci sarà tempo e modo, insomma: ora l’attenzione è rivolta altrove.
Coronavirus: quali saranno gli scenari futuri?
Secondo gli analisti di Panjiva Research di S&P, il quadro generale della vicenda è totalmente buio: le importazioni di prodotti dalla Cina negli USA sono in calo del 50% soltanto nelle prime tre settimane di marzo. Lo scenario è conseguente alle restrizioni sociali ed economiche imposte dall’oriente per fronteggiare la prima fase del CoVid-19.
Il problema è per le società di subappalto fornitrici di hardware che serve per i componenti dei prodotti tecnologici; pensiamo a Foxconn, il più famoso, ma ce ne sono tantissime altre. Wistron Corp, che lavora per Apple, ha affermato di poter spostare gran parte delle sue attività al di fuori della Cina entro un anno; seguiranno così lo stesso percorso anche altre aziende. Che sia la fine delle industrie americane ed europee sul suolo cinese? La pandemia, innescata nel mezzo di una gravosa battaglia geopolitica e commerciale tra i due poli produttivi del mondo, potrebbe avere conseguenze inaspettate.
Questo potrebbe rappresentare un enorme cambiamento per l’intera produzione tecnologica; nonostante si vociferasse un distacco dalla Cina da diverso tempo, il Coronavirus potrebbe aver accelerato tale scenario. Molte aziende si stanno adoperando per sostenere una nuova serie di fabbriche costruite in altre zone del mondo.
Allo stesso tempo, ci sono delle preoccupazioni concrete sulla catena di approvvigionamento del litio. Secondo un recente report, la quarantena per alcuni importanti esportatori del materiale che vanno dall’Australia al Cile, potrebbe incidere sulle spedizioni nel mondo. Fortunatamente non si parla ancora di carenze intense, ma tale situazione potrebbe apparire simile a breve. Secondo un CEO di una delle aziende sul fronte del mining:
Non sono gli ordini e non è la produzione, ma possiamo farlo spedire (il litio, n.d.r.)? Possiamo prendere le navi? Possiamo prendere i contenitori?
Se le spedizioni dovessero rimanere bloccate, il problema toccherebbe qualsiasi produttore di oggetti tecnologici, in quanto qualsiasi gadget viene alimentato dalle batterie a litio. Produrre elettronica diventerà sempre più difficile, ma conseguentemente ci saranno moltissime persone senza lavoro e molta meno domanda da soddisfare. Il mercato delle terre rare, peraltro, è di altissimo potenziale e gli interessi in ballo sono di enorme importanza.
Sebbene possano esserci fabbriche aperte, ciò che preoccupa è la carenza di materiali, di forniture e il ritardo delle spedizioni. Il futuro non è di certo roseo e, se non si correrà al più presto ai ripari, gli effetti collaterali potrebbero presto venire al pettine.