Il parere negativo venuto dall’Authority delle
comunicazioni riguardo il ‘contributo annuo integrativo’ che Telecom Italia
voleva far pagare a chi fosse passato definitivamente ad un altro gestore di
telefonia fissa, ha scoraggiato Roberto Colaninno
che, dopo aver elencato vincoli e costi imposti alla Telecom esclama ‘allora
mi candido per un posto in Paradiso’.
A gravare sui bilanci di Telecom sono
soprattuto quei 4.500 miliardi di deficit d’accesso, ovvero di costi a carico
dell’ex monopolista per mantenere un servizio universale.
‘Abbiamo un deficit dell’accesso
che ci costa 4.500 miliardi l’anno, per l’onere di garantire il servizio universale.
Abbiamo 8,5 milioni di clienti che non usano il telefono quel minimo indispensabile
per coprire i nostri costi. Per ogni cliente che migra alla concorrenza a noi
viene un costo di 150 mila lire l’anno, dato che la rete resta nostra. Ancora,
dobbiamo soddisfare 13 milioni di chiamate l’anno per manutenzione’, spiega
Colaninno, intervenendo ieri a Mantova ad un convegno sul commercio elettronico.
Al convegno di ieri era presente anche
il ministro Salvatore Cardinale, che si è raccomandato a Colaninno affinchè
Telecom Italia non ‘soffochi’ i nuovi operatori della telefonia fissa.
‘Se la Telecom non deve licenziare,
e sono d’accordo; se deve favorire la concorrenza, e sono d’accordo; se deve
partire quando gli altri sono già partiti – ha affermato Colaninno, riferendosi
con questa ultima frase all’Adsl – e sono d’accordo; se deve sostenere i costi
degli altri, sono d’accordo; poi dobbiamo distribuire i dividendi, fare gli
utili e fare investimenti. Allora – ha sbottato Colaninno – mi candido per un
posto in Paradiso’.