Canone Rai: brutte notizie per gli italiani

Le cose non si mettono bene per gli italiani in merito al Canone Rai del 2025: cosa sta succedendo al Governo e qual è la direzione politica.
Canone Rai: brutte notizie per gli italiani

Il lavoro aperto della commissione Bilancio del Senato, che avrebbe dovuto votare gli emendamenti al Decreto Fiscale, è stato momentaneamente sospeso. Il motivo? Su temi divisivi al vertice non è stata trovata alcuna soluzione. Tra questi c’è proprio il Canone Rai e il tanto auspicato taglio per il 2025 che però non vede d’accordo una parte politica del Governo.

Infatti, se la Lega è pronta all’emendamento sul taglio a 70 euro, Forza Italia ne chiede il ritiro. Non si mette bene per gli italiani che, se chi propone di rinnovare il taglio sull’abbonamento radio televisivo italiano dovesse cedere, si troveranno a dover pagare i “vecchi” 90 euro l’anno.

Al momento, il decreto fiscale dovrebbe passare in Aula a Palazzo Madama domani dove dovrebbe essere approvato con la fiducia. Dopodiché sarebbe trasmesso alla Camera già il prossimo giovedì. Tuttavia, il tema caldo del Canone Rai per il 2025 sta rallentando il processo.

Canone Rai: le dichiarazioni contrastanti sul taglio

Il senatore il senatore di Forza Italia, Dario Damiani, ha spiegato: “Il Canone Rai è un tema divisivo, è stato sancito dal vertice di ieri. Ci sono tante ottime proposte che trovano condivisione di tutta la maggioranza, lavoreremo su quello“. Ad ogni modo, in merito al taglio proposto dalla Lega, ha dichiarato: “Il ritiro credo sia la soluzione. Continuiamo a manifestare la nostra contrarietà“.

Il motivo? Damiani ha proseguito: “Se abbassi il canone comunque devi andare dai cittadini a prendere 430 milioni per la Rai“. Sembra quindi che la direzione preferita sia quella di riportare il costo a 90 euro l’anno e non riproporre il taglio del 2024. Cosa succederà quindi se questo dovesse realizzarsi?

Assisteremo alla previsione del Codacons se il Canone Rai dovesse tornare a “prezzo pieno e non “scontato” di 20 euro. Le famiglie italiane dovranno aggiungere un altro costo ai costi già aumentati nella gestione dell’economia familiare.

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