La Next Big Thing tecnologica sarà molto probabilmente la cosiddetta Internet delle cose, ossia quella che spesso in Rete viene chiamata IoT. Google pare abbia intenzione di avere un ruolo di primo piano anche in questo campo, un settore che va dai frigoriferi connessi alle lampadine intelligenti, dai forni programmabili a distanza alle mille applicazioni immaginabili della domotica e che, al momento, si trova a muovere ancora i suoi primi timidissimi passi.
Secondo quanto riportato della testata “The Information”, infatti, il colosso di Mountain View starebbe preparando un sistema operativo specifico, concepito proprio per girare su dispositivi piccoli e “intelligenti” connessi alla rete: anzi, per essere proprio la mente che permettere loro di funzionare e interagire.
Il progetto per ora ha il nome in codice di “Brillo”, ma non sappiamo se lo manterrà sino a quando sarà presentato ufficialmente al pubblico. È probabile comunque che venga rilasciato come una nuova versione “light” di Android, visto che le persone che se ne stanno occupando fanno parte della divisione dedicata allo sviluppo e all’implementazione dell’OS del robottino verde.
Le informazioni a disposizione sono ancora poche, ma si sa che questo nuovo sistema operativo sarà molto “compatto”, tanto da poter girare anche su device che abbiano appena 32MB di RAM – non giga, mega, ossia circa 32 milioni di byte. Per avere un metro di paragone pensate che l’ultima release di Android, Lollipop, per girare ha bisogno di 512MB di RAM: quindi 16 volte questa quantità di memoria operativa.
In base alle informazioni raccolte da The Information, il nuovo OS di Google sarebbe per il momento dedicato solo agli apparecchi “Home”, ossia destinati a funzionare tra le mura di casa: dunque non tutto il settore dell’IoT, che sulla carta è potenzialmente infinito. Al momento, comunque, non è chiaro come questa scelta possa coesistere con il framework di Nest, la piattaforma per l’automazione casalinga che l’omonimo termostato smart ha portato in dote quando è stato acquisito da Google nel gennaio 2014.
Data la "potenza di fuoco" di Google e visti i risultati raggiunti da Android negli ultimi 5 anni, il punto di forza di Brillo potrebbe essere il proporsi come comune denominatore di tutto il comparto dell’Internet of Things, rappresentare cioè un nuovo standard diffuso o comunque fornire una piattaforma condivisa – e probabilmente almeno in parte open source – a quei produttori che volessero realizzare aggeggi che siano in grado di comunicare anche con strumentazioni messe in vendita da altre marche.
I più informati suppongono che la presentazione ufficiale di Brillo avverrà tra qualche giorno, durante I/O 2015, la conferenza per gli sviluppatori che Google terrà a San Francisco.