Arrivano gli operatori virtuali

Era ora: con il Portogallo siamo il solo Paese europeo privo di virtuali; è già possibile, peraltro, calcolare l'impatto benefico che avranno sulle tasche degli italiani

Era ora: con il Portogallo siamo il solo Paese europeo privo di virtuali; è già possibile, peraltro, calcolare l’impatto benefico che avranno sulle tasche degli italiani.
Attenzione, però, che non è tutto oro quello che luccica: i virtuali veri, quelli che davvero potrebbero dare una scossa al nostro mercato, sono ancora in alto mare.
Quali sono, infatti, i soggetti sicuri di diventare operatori mobili virtuali nel breve periodo?
Carrefour, Coop, Poste Italiane e Pldt (Philippines long distance telephone).
Carrefour arriverà entro fine primavera, grazie a un accordo stretto con Vodafone e annunciato solo l'altro ieri.
Si legge in una nota pubblicata da Carrefour che "utilizzerà un suo brand, UNOMobile, sarà pieno ed esclusivo titolare del rapporto con i Clienti, avrà a disposizione un prefisso dedicato – 3773 – e gestirà tutte le attività commerciali e di customer care".
Ci sarà "una gamma completa di servizi, dalla voce all'sms, dal roaming al traffico dati".
Venderà le ricariche attraverso il sito web e le casse di 1.500 punti vendita Carrefour, GS e DìperDì.
Anche se sarà Carrefour, probabilmente, il primo virtuale che arriverà, il primo ad annunciare un accordo è stato Coop.
L'ha stretto con Telecom Italia, di cui utilizzerà la rete, e lancerà il servizio entro l'estate.
Offrirà sim (con il proprio marchio) e ricariche, nei punti vendita Coop e attraverso il proprio sito internet (www.e-coop.it), contraddistinte da numeri che cominciano con le cifre 3311.
Una cosa interessante è che Coop potrà fare i propri prezzi, diversi da quelli di Telecom, con un'offerta che si chiamerà CoopVoce.
Coop promette tariffe molto semplici e un po' più economiche di quelle Telecom.
I servizi abilitati sulla sim saranno: chiamate nazionali ed internazionali, anche in roaming, Sms e Mms, Internet mobile e altre cose a valore aggiunto (contenuti come quelli disponibili sul portale mobile dei vari operatori- potrebbe essere vendita di loghi e di suonerie).
Più complesso e d'impatto è il progetto di Poste Italiane.
Primo, perché sfrutterà una rete capillare di ben 14mila sportelli per distribuire le proprie sim.
Secondo, perché oltre a chiamate ed sms offrirà servizi a valore aggiunto che nessun altro operatore ha ora disponibili: la possibilità di operare con Banco Posta via cellulare, come se si fosse al computer e fare quindi raccomandate, cartoline virtuali basate sulle foto scattate dal cellulare, versamenti.
Forse, soprattutto all'inizio, non saranno molti a volere operare con il Banco Posta in mobilità, ma è comunque una svolta interessante per gli scenari di mobile banking che si aprono.
Sono servizi che gli operatori mobili normali non possono offrire, perché, secondo le attuali leggi italiane, sono prerogativa delle banche (un vincolo che decadrà però da gennaio 2008).
Non si sa tuttavia quando Poste scenderà in campo.
Ha comunicato di essere in trattative con vari operatori e deciderà a brevissimo.
Risulta che è corteggiata da due: Vodafone e Telecom Italia.
Vodafone aveva fatto un'offerta che Poste sembrava sul punto di accettare (e infatti sono stati pubblicati, nei giorni scorsi, articoli che davano per certo il matrimonio tra i due), ma poi pare che Telecom sia arrivata con un'interessante controproposta. Mentre Poste, Carrefour e Coop si rivolgono (in modi diversi) al grande pubblico, opposta è l'ispirazione di Pldt, che sta lavorando con 3 Italia per rivolgersi al mercato di nicchia dei filippini.
Una comunità molto popolosa in Italia, nelle grandi città, proprio dove la rete 3 ha una copertura totale.
Per ora i due hanno firmato un memorandum d'intesa.
L'idea è che i filippini potranno telefonare con Pldt come se fossero in patria.
Chiameranno i propri connazionali nelle Filippine a tariffe nazionali, utilizzando un operatore (Pldt) che per loro è un marchio conosciuto.
Pare che 3 stia lavorando anche con altri candidati operatori virtuali, per ulteriori mercati etnici.
Non sorprende: quello degli operatori virtuali dedicati a comunità di immigrati è un nuovo fenomeno in Europa, già affiorato in altri Paesi.
Ciò detto, quali vantaggi potrebbero aprirsi per gli utenti?
Per il grande pubblico, tariffe più basse grazie ai virtuali.
In Europa il loro arrivo ha portato cali anche consistenti; ma in Italia il mercato è ormai molto maturo, i virtuali si affacciano tardi e così gli esperti stimano che le tariffe caleranno al massimo di qualche punto percentuale.
I virtuali potranno portare anche possibilità alternative: per esempio, un grande magazzino che è un virtuale potrebbe fare una promozione su prodotti; chi ne acquista una certa quantità ha diritto a traffico voce bonus o a una suoneria.
Nicchie di mercato (etnico, dei teenager, degli ultra cinquantenni) potrebbero avere un operatore a loro dedicato, con tariffe e servizi a valore aggiunto ad hoc.
Per esempio, pacchetti musica con molti sms, per i giovani.
Sono tutte cose che avvengono già all'estero.
Infine, potrebbero arrivare servizi innovativi, di cui quelli delle Poste Italiane sono un primo esempio.
Perché ne arrivino altri, però, dovrebbero scendere in campo gli operatori di rete fissa, che bramano per diventare virtuali ma ancora non riescono a mettersi d'accordo con i gestori mobili.
È questo il neo persistente del mercato italiano.
Solo gli operatori infrastrutturati (come BT Italia, Tele2, Tiscali, Fastweb) possono essere operatori mobili virtuali puri (Mobile virtual number operator).
Hanno la rete e la struttura adatte anche per gestire in toto il cliente, negoziare il traffico di roaming e di interconnessione con altri operatori.
Sarebbero in grado quindi di essere più aggressivi, di differenziarsi molto con le tariffe e di lanciare servizi innovativi convergenti (fisso-mobile-banda larga).
Possibilità precluse invece a Coop, Poste Italiane e altri, che quindi, secondo esatte definizioni, non sono virtuali puri ma Esp (Enhanced service provider).
Possono emettere sim con il proprio marchio e creare tariffe a parte, ma poggiano completamente sulla rete dell'operatore con cui si sono accordati; quindi la loro capacità di scuotere il mercato con novità è limitata. Alessandro Longo

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