Già diversi mesi fa sono emerse le prime indiscrezioni a riguardo della possibilità che Huawei stesse lavorando a un proprio sistema operativo, dopo l’inserimento nella Entity List statunitense – e la conseguente sospensione della licenza per utilizzare i servizi Google pensati per Android – il colosso cinese non ha perso tempo e ha deciso di confermare ufficialmente che un sistema operativo proprietario è effettivamente in fase di sviluppo. Probabilmente, anche il nome commerciale dell’OS è stato depositato, potrebbe essere ARK OS.
ARK OS: così Huawei chiamerà il suo OS?
A far sospettare che il nome del sistema operativo proprietario del colosso cinese possa essere questo è il deposito di diversi marchi commerciali all’EUIPO (ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale). La scelta potrebbe essere fra “HUAWEI ARK OS, HUAWEI ARK, ARK e ARK OS“. Chiaramente, si tratta di congetture, ma le tempistiche tornano: il deposito è stato registrato il 24 maggio scorso, proprio poco dopo l’inizio della bufera scatenata dall’inserimento nella Entity List.
Stando alle indiscrezioni, potrebbe trattarsi – a ogni modo – di una personalizzazione del sistema operativo Android (utilizzato nella sua edizione open source) sull’interfaccia utente EMUI, quella che già conosciamo. Per sopperire alla mancanza delle applicazioni Google – in particolare del Google Play Store – il colosso cinese potrebbe stringere una collaborazione con l’azienda sviluppatrice di Aptoide, il più grande store di applicazioni Android alternativo a quello ufficiale.
Dunque, in soldoni, si tratterebbe di un fork di Android, senza i servizi Google, con l’interfaccia EMUI e un marke di app alternativo: potrebbe essere sufficiente? Lo scopriremo in autunno, presunto periodo di rilascio della prima release.
Un accordo commerciale per sistemare tutto
I guai ai quali il colosso cinese sta andando incontro dopo il ban commerciale da parte degli Stati Uniti sono molti, non solo Google, anche altre aziende americane hanno sospeso la collaborazione con Huawei. Le problematiche relative all’utilizzo del sistema operativo Android in versione certificata – quindi con tutto l’ecosistema delle GApps – sono sicuramente fra le principali che è necessario risolvere, ma le difficoltà potrebbero riguardare anche la costruzione dei processori, e altre componenti hardware come gli slot per le microSD, anche se è tutto ancora da confermare.
Per il momento, Huawei non può ottenere la certificazione da parte di Google su nessun nuovo smartphone Android, basta dare uno sguardo a quanto accaduto dopo il lancio di Honor 20 e 20 Pro per capire la gravità della situazione. Tuttavia, per tutti i device già in commercio non c’è – relativamente – da preoccuparsi: gli aggiornamenti delle applicazioni e quelli di sicurezza sono attualmente garantiti per almeno altri tre mesi, grazie alla proroga concessa da Google a Huawei.
Quello che accadrà dopo la fine del periodo di proroga è tutto da valutare, ci si augura è che la condizione attuale sia temporanea e possa risolversi con un accordo commerciale che consenta al colosso cinese di riprendere la sua attività. Diversamente, come lo stesso colosso cinese ha assicurato, non c’è da preoccuparsi perché l’azienda è pronta a riorganizzarsi per garantire sempre prodotti e servizi di qualità ai propri clienti attuali e futuri.