Apple Watch 4 e 5 possono rilevare la presenza di eventuale fibrillazione atriale (FA), ma hanno un importante limite, che non può essere sottovalutato.
Apple Watch: la FA si ferma a 120 battiti
Quando il primo Apple Watch con funzionalità ECG è stato lanciato correva l’anno 2018 e noi abbiamo ben pensato di documentarci su questa feature con l’aiuto di un cardiologo. Le sue parole ci hanno confermato quanto immaginavamo: lo strumento può aiutare, ma non è in alcun modo un sostituto di sistemi di misurazione dell’attività cardiaca professionali e tanto meno i valori rilevati possono sostituire un parere medico.
Tuttavia, da quella nostra intervista sono passati tanti mesi, durante i quali vi abbiamo raccontato di casi in cui gli ultimi modelli di orologio smart di Apple avrebbero letteralmente salvato la vita di chi li aveva al polso: nessuno mette in dubbio che un Watch 4 o 5 abbia aiutato a capire in tempo che qualcosa non andava, ma allo stesso modo è bene conoscere quali sono i limiti di un device che un dispositivo medico non è. A riprova di questo, c’è un interessante approfondimento – pubblicato su Fortune – che mette in evidenza un importante limite dello smartwatch, che è in grado di rilevare la fibrillazione atriale solo fino a tetto massimo a 120 battiti al minuto. Superato questo limite, le rilevazioni non sono attendibili.
Il report evidenzia che Apple non ha mai mentito o tenuto nascosto che i suoi Watch 4 e Watch 5 non sono dispositivi medici, semplicemente non ha posto sul dettaglio la giusta attenzione, lasciando che diventassero ben più famosi i casi in cui gli smartwatch avrebbero salvato la vita degli utenti. I documenti di FDA, relativi proprio alla funzionalità di rilevamento della fibrillazione atriale dei device della mela morsicata, sono chiari: sopra i 120 e sotto i 50 battiti, le rilevazioni non sono “inclassificabili”.
Il limite di rilevamento “attendibile” bloccato sui 120 battiti al minuto, di fatto, riduce di molto il numero di casi per i quali un intervento di Apple Watch potrebbe essere provvidenziale. Tanto per fare un esempio, uno studio pubblicato nel 2015 sugli “Annals of Medicine” ha evidenziato che – su un campione di circa 3000 pazienti affetti da fibrillazione atriale – più di un terzo aveva una frequenza cardiaca superiore ai 120 battiti al minuto. Risultati registrati tenendo conto che, molti dei casi esaminati, erano anche in cura con dei farmaci che hanno proprio lo scopo di ridurre il numero di battiti al minuto. Non serve fare analisi complesse per capire che, almeno per più di un terzo del campione di questo studio, un Apple Watch di ultima generazione non potrebbe assere d’aiuto nella rilevazione di fibrillazione atriale.
Considerando che, normalmente, chi soffre di fibrillazione atriale ha una frequenza cardiaca media che oscilla fra i 100 e i 175 battiti al minuto le conclusioni sono presto tratte: è probabile che siano moltissimi i pazienti affetti da patologie cardiache per i quali il supporto di uno smartwatch Apple sarebbe, non solo inutile, ma anche pericoloso. Immaginate di affidare al device la valutazione di eventuali anomalie cardiache, che però potrebbero non essere rilevate poiché fuori d’azione di Apple Watch: le conseguenze potrebbero essere molto pericolose.
La funzionalità ECG di un Apple Watch è utile, ma – ribadiamo nuovamente – ha dei forti limiti e non può sostituire in alcun modo degli apparecchi medicali professionali.