La compagnia canadese GEEP aveva un importante appalto di Apple: lo smaltimento e riciclaggio di iPhone, iPad e Watch non più rivendibili come prodotti ricondizionati. Qualcosa non è andato secondo i piani della mela morsicata: circa 100.000 dispositivi, inviati alla società canadese, non sono stati distrutti, ma rivenduti. Naturalmente, Apple ha sporto denuncia, chiedendo un risarcimento danni.
Apple denuncia l’appaltatore GEEP
La mela morsicata tende, quando possibile, a rivendere prodotti ricondizionati. Se questi però non rispondono a determinati standard, di qualità e sicurezza, vengono smaltiti attraverso il riciclo dopo essere stati smontati. Naturalmente, si tratta di un’attività che Apple appalta a società terze, come la canadese GEEP, appunto.
Peccato che, per stessa ammissione della compagnia accusata, non tutti i dispositivi inviati a GEEP sono stati effettivamente smaltiti. Circa 100.000 fra smartphone, tablet e smartwatch sono stati rivenduti, senza ovviamente che Apple ne fosse consapevole. Da qui, la denuncia del colosso di Cupertino, che ha chiesto un risarcimento di più di 20.000.000 di dollari.
Apple si è resa conto con relativa facilità di quello che stava accadendo perché, da verifiche effettuate sui 500.000 dispositivi inviati alla compagnia canadese, è risultato che una buona parte di questi – in teoria già smaltiti – ancora si collegava ad Internet. Impossibilitata a negare, GEEP ha confermato l’accaduto, scaricando però la colpa su tre dei suoi dipendenti. La mela morsicata sostiene però che questi dipendenti erano in realtà tre dirigenti.
Come evolverà la questione è ancora presto per affermarlo con certezza. Tuttavia, essendoci l’ammissione di colpa da parte della compagnia sotto accusa, l’epilogo non è difficile da immaginare.