Non c’è ancora niente di certo, ma dando uno sguardo alle domande di brevetto che Apple ha fatto per i suoi AirTag, c’è davvero da pensare che potrebbero essere dei dispositivi dei quali non si potrà più fare a meno.
AirTag: tecnologie senza rivali
Apple, come spesso accade, prima di lanciare un prodotto, osserva quelli che sono già in commercio per capirne pregi e difetti. Solo dopo, lavora alle proprie tecnologie per lanciare la sua proposta, che – spesse volte – riesce a ben distinguersi dalla concorrenza.
Anche gli AirTag potrebbero avere lo stesso destino, almeno dando un’occhiata ai documenti trapelati. Prima di tutto, c’è da considerare che il limite principale dei TAG NFC attualmente in vendita è il basso raggio di azione: sono in grado di permettere di ritrovare l’oggetto connesso solo se nelle strette vicinanze dello smartphone al quale sono connessi.
Con la tecnologia UWB (ultra wideband) è invece possibile raggiungere un raggio di azione superiore, senza incidere troppo sui costi dei componenti. Ovviamente però, perché funzioni serve uno smartphone compatibile, come ad esempio gli iPhone 11.
Fra i brevetti depositati, ce ne sono alcuni relativi alla gestione energetica dei dispositivi. Infatti – al fine di preservare la durata della batteria – gli AirTag potrebbero essere in grado di agire con onde a bassa o alta potenza e sarebbe il software a decidere come modularle. Ad esempio, di notte o quando è in stand-by, il dispositivo potrebbe inviare onde a raggio corto. Invece, di giorno – o in caso di sollecitazione da parte del device al quale è connesso – l’AirTag potrebbe inviare onde a lungo raggio per semplificare l’interazione con il dispositivo.
Tutto questo, e non solo, sarebbe possibile grazie anche alla presenza di sensori di luminosità e di prossimità. Gli stessi, unitamente a una mancata comunicazione prolungata dell’AirTag con l’iPhone al quale è connesso, potrebbero permettere all’accessorio di capire in autonomia quando “si è perso”. A questo punto, sempre secondo la documentazione trapelata, il software entrerebbe in una speciale modalità, in grado di inviare onde a lungo raggio, per permetterne il ritrovamento.
Insomma, si tratta solo di alcune delle tecnologie che potrebbero essere a bordo dei tracker di Apple, ma non è tutto: se vi sembravano già parecchio interessanti, sappiate che c’è anche la possibilità che diventino dei wallet. Infatti, uno dei brevetti racconta che potrebbero addirittura implementare Apple Pay, permettendo – paradossalmente – di eseguire dei pagamenti direttamente dal portachiavi. Anche in questo caso però, non c’è niente di certo.