Gli operatori Tim, Windtre, Vodafone e Fastweb sono stati recentemente multati da AGCOM per la vicenda relativa alla fatturazione a 28 giorni. Nonostante la maxi multa subita dall’Antitrust e le sentenze del CDS in passato, adesso l’oggetto della querela riguarda i rimborsi automatici non concessi dai provider.
L’AGCOM si scaglia contro i provider
Le sanzioni prevedono multe fino a 9 milioni di euro: nello specifico Tim ha ricevuto una multa da 3 milioni di euro, Vodafone da 2,5 milioni, 2 milioni per Windtre e 1,5 milioni per Fastweb. Le penali sono state irrogate per via dell’inottemperanza alle delibere in cui si obbligavano le aziende a far cessare la fatturazione a 28 giorni e a rimborsare gli utenti che hanno dovuto pagare cifre aggiuntive.
L’AGCOM con la sua prima delibera (numero 14/18/CONS) ha spiegato che il criterio adottato è stato quello dei giorni erosi. In seguito erano già stati confermati gli oneri restitutori per gli operatori; il termine ultimo di 31 dicembre 2018 non è stato rispettato, così è scattata la nuova sanzione.
La mancanza ottemperanza da parte delle compagnie telefoniche ha coinvolto un’utenza molto vasta, e ad oggi, come sostengono molti clienti, i rimborsi non sono mai stati effettuati. Secondo quanto riportato, sembra che le misure di compensazione alternativa non hanno suscitato l’attenzione dei clienti, che starebbero ancora attendendo la restituzione dei soldi per i giorni erosi attraverso il tool fornito da AGCOM nei confronti degli operatori.
I consumatori, riuniti attraverso le diverse associazioni che tutelano i loro diritti, hanno iniziato a chiedere i rimborsi automatici anche dopo che l’Antitrust aveva multato i provider per condotte anticoncorrenziali nel rientro alla classica fatturazione mensile a 30 giorni. Il costo di 228 milioni di euro, evidentemente, non è bastato per far smuovere i pagamenti all’utenza ‘truffata’.
Seppur un timido riscontro iniziale, Tim, Vodafone, Wind Tre, Fastweb, hanno organizzato i primi moduli per la richiesta di rimborso, chiedendo però al cliente un contributo attivo. Ogni persona doveva infatti contattare l’operatore attraverso uno dei sistemi preposti fornendo i propri dati e attendendo l’eventuale risposta del gestore.
Tale sistema, decisamente macchinoso e non legittimo, è stato criticato dal Consiglio di Stato, che è dovuto intervenire in maniera repentina per obbligare le compagnie a corrispondere agli indennizzi automatici e per far cessare immediatamente i comportamenti sleali nei confronti degli utenti.
Il CDS ha ritenuto giusta la scelta di AGCOM di attivare lo strumento della tutela indennitaria automatica per tutti i clienti, tutelandoli laddove la richiesta attiva del rimborso prevedeva meccanismi ostici e non del tutto chiari.
Ad oggi, l’Autorità per il Garante delle Comunicazioni ha confermato anche il mancato rispetto delle sue delibere precedenti, ri-multando gli operatori, con la speranza che non facciano ricorso per contestare la nuova sanzione irrogata.